bruxellesgenovafobia
Non sono le molte le cose che mi fanno ammettere di avere paura, ma per la partenza degli aerei faccio un'eccezione. Ogni volta mi chiedo come, una cosa fatta a forma di supposta con due ali e qualche elica, riesca a stare in cielo. Lo so, tutto dipende dalla differenza di pressione tra sotto e
sopra le ali (http://www.viaggiandonline.it/servizi/fobiavoli.htm), ma proprio non capisco perchè, ogni volta che quelle cavolo di ruote si staccano dal suolo, sento la stessa sensazione che provo guardando... guardando... ah ecco, guardando proprio una supposta che sto tenendo in mano; cioè capisco che oramai mi rimane solo il tempo per prendere le misure prima di prenderla in... in realtà (che finezza, sapete in Belgio ho frequentato un istituto di Bon Ton), volando, si entra a fare parte di un mondo pieno di piccole sorpresine che sarebbero belle per chi non teme il volo, ma che, ai miei occhi, si trasformano in odio e distruzione.
Per comodità vostra vi scrivo le differenze che passano tra tre categorie di persone che prendono l'aereo: il maiale italiano, ovvero chi non vede l'ora di tornare a riprendere le brutte abitudini che aveva perso durante il soggiorno all'estero, l'intellettuale italiano, ovvero colui che è rimasto completamente conquistato dalla cultura estera un pò come i romani dopo che conquistarono la grecia, e io ovvero me medesimo.
La prima sorpresa è il cibo che portano sull'aereo: il maiale prende tutto e pensa che sia un modo per rendere dolce la vita, l'intellettuale prende un panino dal nome impronunciabile perchè pensa che sia un buon metodo per mostrarsi esterofili, io invece ho lo stomaco bloccato dal pensiero che tutto questo sia una sorta di versione moderna della favola di Hansel e Gretel(capitemi!).
Sugli aerei c'è anche la possibilità di prendere bibite fresche a scelta: il maiale prende una bottiglia di perrier e pensa che, finalmente, dopo mesi berrà acqua gasata e potra' dire "viva la regina del belgio" ruttando, l'intellettuale prende un succo di frutta per togliersi il gusto della
cipolla che era nel panino alla diavola mangiato pochi istanti prima, io non prendo niente pensando che sia l'unico modo di non far notare alla hostess che sto tremando.
Poi ci sono i quotidani; ogni linea che si rispetti dà la possibilità di prendere un giornale a scelta: l'intellettuale prende un giornale in lingua tedesca che parla della politica italiana e pensa che sia un buon modo di capire come mai e come non mai, il maiale acchiappa un giornale per vedere la vignetta in prima pagina e lo sport dalla trentesima in poi e pensa che siano un buon modo per giustificare le altre 29 pagine, io chiedo balbettando un giornale a caso per poterlo storcere in volo e penso che non sia proprio carino aprirlo a pagina 23 su uno speciale che parla del nuovo museo dedicato ad Ustica aperto il giorno prima (6 aprile) a Bologna (ma non potevano toglierlo le hostess. porca vacca!).
Infine ci sono le hostess: il maiale le consuma per bene guardandole tutto il volo e pensa che le sue chances se le è giocate sul rutto di prima, l'intellettuale si lancia in una dissertazione sul fatto che negli altri paesi gli aereoporti non sbagliano mai e che invece in Italia tutto va a rotoli pensando che quello sia un buon modo per fare colpo ma dimenticandosi che anche lui è italiano e, molto peggio, ha una cipolla in gola, io le guardo e penso che se gli angeli mi sono già venuti a prendere allora non ho sofferto poi chissà quanto(ehi!).
L'atterraggio invece non è così tragico, anche perchè, penso che Genova di notte sia l'unica cosa che mi farebbe guardare verso il basso anche sotto un meraviglioso cielo stellato.
Volevo salutare l'unico Marco genovese rimasto in Belgio visto che il giorno della partenza, preso dal terrore, non l'ho fatto. Gli avevo promesso di continuare a scrivere per raccontargli un pò di casa, ma per un attimo ho pensato di non poter più trovare niente di cui narrare, poi sono
sceso dall'aereo, ho visto il pulmino dell'aeroporto che ci prendeva per farci coprire i 5 metri che separavano l'aeroplano dal gate, ho sentito le persone che già si lamentavano perchè il cellulare non campizzava, ho intuito che gli scaricavaligie scaricavano le valige lanciandole, e a quel
punto ho capito che ero tornato a Genova in Italia (esiste altro posto più strano di questo?).
allora ci vediamo
...alla Prossima
sopra le ali (http://www.viaggiandonline.it/servizi/fobiavoli.htm), ma proprio non capisco perchè, ogni volta che quelle cavolo di ruote si staccano dal suolo, sento la stessa sensazione che provo guardando... guardando... ah ecco, guardando proprio una supposta che sto tenendo in mano; cioè capisco che oramai mi rimane solo il tempo per prendere le misure prima di prenderla in... in realtà (che finezza, sapete in Belgio ho frequentato un istituto di Bon Ton), volando, si entra a fare parte di un mondo pieno di piccole sorpresine che sarebbero belle per chi non teme il volo, ma che, ai miei occhi, si trasformano in odio e distruzione.
Per comodità vostra vi scrivo le differenze che passano tra tre categorie di persone che prendono l'aereo: il maiale italiano, ovvero chi non vede l'ora di tornare a riprendere le brutte abitudini che aveva perso durante il soggiorno all'estero, l'intellettuale italiano, ovvero colui che è rimasto completamente conquistato dalla cultura estera un pò come i romani dopo che conquistarono la grecia, e io ovvero me medesimo.
La prima sorpresa è il cibo che portano sull'aereo: il maiale prende tutto e pensa che sia un modo per rendere dolce la vita, l'intellettuale prende un panino dal nome impronunciabile perchè pensa che sia un buon metodo per mostrarsi esterofili, io invece ho lo stomaco bloccato dal pensiero che tutto questo sia una sorta di versione moderna della favola di Hansel e Gretel(capitemi!).
Sugli aerei c'è anche la possibilità di prendere bibite fresche a scelta: il maiale prende una bottiglia di perrier e pensa che, finalmente, dopo mesi berrà acqua gasata e potra' dire "viva la regina del belgio" ruttando, l'intellettuale prende un succo di frutta per togliersi il gusto della
cipolla che era nel panino alla diavola mangiato pochi istanti prima, io non prendo niente pensando che sia l'unico modo di non far notare alla hostess che sto tremando.
Poi ci sono i quotidani; ogni linea che si rispetti dà la possibilità di prendere un giornale a scelta: l'intellettuale prende un giornale in lingua tedesca che parla della politica italiana e pensa che sia un buon modo di capire come mai e come non mai, il maiale acchiappa un giornale per vedere la vignetta in prima pagina e lo sport dalla trentesima in poi e pensa che siano un buon modo per giustificare le altre 29 pagine, io chiedo balbettando un giornale a caso per poterlo storcere in volo e penso che non sia proprio carino aprirlo a pagina 23 su uno speciale che parla del nuovo museo dedicato ad Ustica aperto il giorno prima (6 aprile) a Bologna (ma non potevano toglierlo le hostess. porca vacca!).
Infine ci sono le hostess: il maiale le consuma per bene guardandole tutto il volo e pensa che le sue chances se le è giocate sul rutto di prima, l'intellettuale si lancia in una dissertazione sul fatto che negli altri paesi gli aereoporti non sbagliano mai e che invece in Italia tutto va a rotoli pensando che quello sia un buon modo per fare colpo ma dimenticandosi che anche lui è italiano e, molto peggio, ha una cipolla in gola, io le guardo e penso che se gli angeli mi sono già venuti a prendere allora non ho sofferto poi chissà quanto(ehi!).
L'atterraggio invece non è così tragico, anche perchè, penso che Genova di notte sia l'unica cosa che mi farebbe guardare verso il basso anche sotto un meraviglioso cielo stellato.
Volevo salutare l'unico Marco genovese rimasto in Belgio visto che il giorno della partenza, preso dal terrore, non l'ho fatto. Gli avevo promesso di continuare a scrivere per raccontargli un pò di casa, ma per un attimo ho pensato di non poter più trovare niente di cui narrare, poi sono
sceso dall'aereo, ho visto il pulmino dell'aeroporto che ci prendeva per farci coprire i 5 metri che separavano l'aeroplano dal gate, ho sentito le persone che già si lamentavano perchè il cellulare non campizzava, ho intuito che gli scaricavaligie scaricavano le valige lanciandole, e a quel
punto ho capito che ero tornato a Genova in Italia (esiste altro posto più strano di questo?).
allora ci vediamo
...alla Prossima