Ho la testa fra le nuvole

sono sbadato, si, sono proprio sbadato; ma e' il prezzo che bisogna pagare per vedere tutto dall'alto: ogni tanto mi trovo con la visuale ridotta ad un metro, felice di essermi perso tra le nuvole. A proposito io odio volare...siiii, ve l’ho detto, sono sbadato: io odio volare ma ho la testa fra le nuvole.

venerdì, aprile 14, 2006

bruxellesgenovafobia

Non sono le molte le cose che mi fanno ammettere di avere paura, ma per la partenza degli aerei faccio un'eccezione. Ogni volta mi chiedo come, una cosa fatta a forma di supposta con due ali e qualche elica, riesca a stare in cielo. Lo so, tutto dipende dalla differenza di pressione tra sotto e
sopra le ali (http://www.viaggiandonline.it/servizi/fobiavoli.htm), ma proprio non capisco perchè, ogni volta che quelle cavolo di ruote si staccano dal suolo, sento la stessa sensazione che provo guardando... guardando... ah ecco, guardando proprio una supposta che sto tenendo in mano; cioè capisco che oramai mi rimane solo il tempo per prendere le misure prima di prenderla in... in realtà (che finezza, sapete in Belgio ho frequentato un istituto di Bon Ton), volando, si entra a fare parte di un mondo pieno di piccole sorpresine che sarebbero belle per chi non teme il volo, ma che, ai miei occhi, si trasformano in odio e distruzione.
Per comodità vostra vi scrivo le differenze che passano tra tre categorie di persone che prendono l'aereo: il maiale italiano, ovvero chi non vede l'ora di tornare a riprendere le brutte abitudini che aveva perso durante il soggiorno all'estero, l'intellettuale italiano, ovvero colui che è rimasto completamente conquistato dalla cultura estera un pò come i romani dopo che conquistarono la grecia, e io ovvero me medesimo.
La prima sorpresa è il cibo che portano sull'aereo: il maiale prende tutto e pensa che sia un modo per rendere dolce la vita, l'intellettuale prende un panino dal nome impronunciabile perchè pensa che sia un buon metodo per mostrarsi esterofili, io invece ho lo stomaco bloccato dal pensiero che tutto questo sia una sorta di versione moderna della favola di Hansel e Gretel(capitemi!).
Sugli aerei c'è anche la possibilità di prendere bibite fresche a scelta: il maiale prende una bottiglia di perrier e pensa che, finalmente, dopo mesi berrà acqua gasata e potra' dire "viva la regina del belgio" ruttando, l'intellettuale prende un succo di frutta per togliersi il gusto della
cipolla che era nel panino alla diavola mangiato pochi istanti prima, io non prendo niente pensando che sia l'unico modo di non far notare alla hostess che sto tremando.
Poi ci sono i quotidani; ogni linea che si rispetti dà la possibilità di prendere un giornale a scelta: l'intellettuale prende un giornale in lingua tedesca che parla della politica italiana e pensa che sia un buon modo di capire come mai e come non mai, il maiale acchiappa un giornale per vedere la vignetta in prima pagina e lo sport dalla trentesima in poi e pensa che siano un buon modo per giustificare le altre 29 pagine, io chiedo balbettando un giornale a caso per poterlo storcere in volo e penso che non sia proprio carino aprirlo a pagina 23 su uno speciale che parla del nuovo museo dedicato ad Ustica aperto il giorno prima (6 aprile) a Bologna (ma non potevano toglierlo le hostess. porca vacca!).
Infine ci sono le hostess: il maiale le consuma per bene guardandole tutto il volo e pensa che le sue chances se le è giocate sul rutto di prima, l'intellettuale si lancia in una dissertazione sul fatto che negli altri paesi gli aereoporti non sbagliano mai e che invece in Italia tutto va a rotoli pensando che quello sia un buon modo per fare colpo ma dimenticandosi che anche lui è italiano e, molto peggio, ha una cipolla in gola, io le guardo e penso che se gli angeli mi sono già venuti a prendere allora non ho sofferto poi chissà quanto(ehi!).
L'atterraggio invece non è così tragico, anche perchè, penso che Genova di notte sia l'unica cosa che mi farebbe guardare verso il basso anche sotto un meraviglioso cielo stellato.
Volevo salutare l'unico Marco genovese rimasto in Belgio visto che il giorno della partenza, preso dal terrore, non l'ho fatto. Gli avevo promesso di continuare a scrivere per raccontargli un pò di casa, ma per un attimo ho pensato di non poter più trovare niente di cui narrare, poi sono
sceso dall'aereo, ho visto il pulmino dell'aeroporto che ci prendeva per farci coprire i 5 metri che separavano l'aeroplano dal gate, ho sentito le persone che già si lamentavano perchè il cellulare non campizzava, ho intuito che gli scaricavaligie scaricavano le valige lanciandole, e a quel
punto ho capito che ero tornato a Genova in Italia (esiste altro posto più strano di questo?).
allora ci vediamo
...alla Prossima

venerdì, aprile 07, 2006

Play

Questa e' l'ultima novella che scrivo, qui, dal Belgio. Avrei voluto raccontarvi della saletta ricreativo-mangereccia, dove io e i miei compagni di avventura ci ritrovavamo per passare lunghe e, purtroppo, terminabili pause in cui ci abbuffavamo dei dolcini, avrei voluto raccontarvi dei panini che mangiavo, di come riuscivo ogni giorno ad ordinarne uno diverso per poi rimanerne considerevolmente disgustato, avrei voluto raccontarvi del centro storico di Gent, dei centoventi campanili che si trovano a distanza di 10 metri l'uno dall'altro, avrei voluto raccontarvi della lavanderia automatica che perdeva acqua dal soffitto e cosi' uno poteva anche farsi la doccia, avrei voluto raccontarvi della scala, mai vista una cosi' ripida, che dovevo fare ogni giorno per giungere alla mia casetta (e per vedere se avevo chiuso la porta ogni volta che uscivo), avrei voluto raccontarvi della mia casetta , dell'odore che emanava, e della lotta che ho fatto per estirparlo comprando ogni genere di deodoranti e assorbiodori (che poi ho capito che si annullavano a vicenda) e lavando il pavimento, ahime', ogni sera. Volevo raccontarvi dei 5 euro strappati a meta' che girano qui in Belgio e che io mi sono subito assicurato, e volevo raccontarvi di tanto tanto altro, ma si sa che non tutto e' destinato per rimanere fissato nella memoria, e cosi' io ho agito un po' come fa il nostro cervellino. Cervellini, la risposata all'indovinello era Fango, infatti e' terra bagnata, ogni tanto i politici ci fanno dimora, e se si isola diventa Nobile, cioe' se fosse isola sarebbe Creta...
Va beh, iniziamo con le storie serie, per me non e' facile parlare di me, cosi', a potenziali sconosciuti -so che per chi crede all'astrologia questo e' dovuto al fatto che sono pesci ascendente vergine, il mio mondo si trova tutto dentro a me e percio' e' difficile mostrarlo, ma per me, io sono come i miei occhi, solo chi sta vicino a me per un po' di tempo si accorge che sono verdi, o almeno cosi', fino ad adesso, e' sempre successo - e quindi dico solo una cosa: io sono fortunato perche' da cosi' lontano mi siete sembrati ancora piu' vicini.
So che molti di voi in questo momento si trovano bloccati tra problemi che finiscono solo quando ne iniziano altri piu' grossi; ognuno di noi attraversa momenti cosi' e credo che la cosa piu' bella che io abbia capito qui in Belgio e' che quando sei fermo, ad un certo punto della vita, l'unica persona che puo' premere quel maledetto tasto play sei tu e che le scuse non esistono. Cosa aspetti?
Per quelli invece che come me preferiscono il cussio divertente? smemorato e nosense non vi preoccupate dalla prossima volta vi raccontero' tutto su come Genova ha accolto il mio ritorno: commentero' le prime pagine dei giornali, e le dichiarazioni della Zena da Beive... quindi vi aspetto

Alla prossima...

martedì, aprile 04, 2006

Le sei birre e i tre infami.


Il Belga che non sapeva nulla dell'Italia e tantomeno di Genova, mi stava spiegandoquali erano le due cose per cui era famoso il Belgio. Oggi quella discussione mi sembra totalmente assurada, ma in quel momento tutto aveva un senso in quanto la griglia metallica che circondava la festa privata nella quale mi ero intruffolato mi faceva ricordare di aver mantenuto una promessa.
Prima Birra: Ieri (domenica), per non farmi mancare niente dalla vita, mi sono svegliato alle sei per seguire le safety car del GP di Australia, ma mezz'ora dopo ero di nuovo fra le braccia di Ipno. La sveglia, che evidentemente non crede alle divinita' greche, mi ha riportato alla vita di tutti i giorni appena due orette dopo. Avevo organizzato tutto: giretto a Bruxelles la mattina e giretto a Ninove (dove termina il giro delle Fiandre e dove lavoro abitualmente) il pomeriggio; tutto sembrava intelligente la partenza era intelligente, l'arrivo era intelligente, il viaggio era intelligente ma io? Dopo rapida colazione, un treno particolarmente in orario (mica siamo in Italia) mi ha portato alla stazione Bruxelles Centrale. A Bruxelles ho scoperto (chissa' come mai?) che andare a visitare l'Atomium la domenica a mezzogiorno non e' proprio intelligente. Dopo un'ora di coda ho potuto iniziare a girare per le palle della gigantesca costruzione. L'atomium e' diviso in due parti, le palle basse, che si girano utilizzando scale mobili e non, e la palla suprema, che si raggiunge utilizzando un ascensore che come dice la ragazza dell'ascendore nel '58 era il piu' veloce d'europa (chi se ne frega?); quindi visto che con un biglietto potevo visitare tutte e due le parti, mi dovevo scoppiare altre due code, ma per fortuna, per quella dell'ascensore, sono riuscito a passare per un apppartenete ad un gruppo di tedeschi ed il tempo si e' dimezzato (senno' altro che giramento di palle...). All'uscita, visto che ormai erano le 2, mi sono recato a mangiare in un fast(neanche tanto vista la coda) food (neanche tanto visto il cibo) Le Quick, ma balbuziente dalla fame, invece di chiedere un Big Bacon ho chiesto un Big Mac, panino di punta del Mac Donald, ed una birra, nell'ilarita' generale della folla.
Seconda birra: a questo punto dopo una veloce visita alla Grand Place, mi sono diretto in stazione per fare un biglietto per Ninove; la cosa difficile e' che gli orari in Belgio sono divisi in due tabelloni, feriali e festivi, e i dati che avevo preso erano solo di quelli feriali; cosi', dopo molte avventure linguistiche delle quali non vorrei narrare in questo momento, mi sono ritrovato alle 16.20 alla stazione di Dender##### ... in the middle of nowhere. Sapendo ormai che il giro era bello che finito mi restavano due scelte: treno per Gent per arrivare a casetta oppure treno per Ninove alla disperata ricerca di Cassani e Bulbarelli. Raccogliendo tutta la mia incoscienza ho preso il treno che portava al sole di Ninove. Arrivato sul luogo del delitto (l'arrivo) che si trova a cento metri dal palazzo dove lavoro mi sono dato da fare per cercare Italiani e personaggi vari, ma niente da fare.Girando la mia attenzione e' stata attirata da alcune ragazze che stavano aspettando per un autografo all'entrata di una zona recintata. L'entrata era veramente inviolabile: quattro varchi larghi non piu' di mezzo metro ognuno dei quali era controllato da due bestie di satana due metri per tre. Ero proprio sul punto di cedere e tornare a casa con le pive nel sacco, quando un tizio forse intenerito dalla mia faccia stravolta, mi ha detto qualcosa in olandese e ad un mio cenno dubbioso, mi ha dato il suo pass!! Ho aspettato un poco e sono entrato dietro a due personalita' belghe, che onore, il buttafuori mi ha fatto anche un cenno di assenso misto invidia, chissa' chi erano quei due? Comunque, il pass che avevo non mi permetteva, di avere un braccialetto speciale che serviva, in teoria, per ritirare tutta la birra che volevo, dico in teoria perche' all'interno di quei capannoni c'era il peggio degli ubriaconi del Belgio, e quindi prendere una birra senza mostrare il braccialetto e' stato un gioco da ragazzi.
Terza Birra: Ho girato in quei capannoni ma di italiani non ne ho visti, forse la batosta per la corsa e' stata dura da digerire, fatto sta che mi trovavo circondato da giornalisti ed ex-campioni di ciclismo belga dei quali io purtroppo non riconoscevo nemmeno un volto. Per buttare giu' quella brutta sensazione ho raccolto da un vassoio di una cameriera un birra appena spillata.
Quarta birra: con la vescica ormai piena mi sono recato in bagno per svuotarla, ma appena ne sono uscito un barbone (fisicamente barbone) mi e' caduto davanti, allora, io e un Belga che assomigliava al proprietario' del Milk che assomiglia a Benny Hill, lo abbiamo aiutato a rialzarsi. Benny Hill ha incominciato a chiedermi di dove ero come mai io Italiano ero riuscito ad entrare, allora io -ormai avevo perso qualsiasi forma di pudore- gli ho confessato l'inghippo; lui ridendo ha indicato di servirmi pure, io ho preso la prima birra a portata di mano, e a quel punto mi sono dovuto sorbire quali erano le due cose per cui il belgio e' famoso (e io che pensavo che non fosse famoso...).
Quinta & Sesta Birra: <<...vedi il Belgio e' famoso per due cose: il bere e il cibo; se tu vai in Francia trovi molti vini raffinati ma il cibo non e' assolutamente buono; anche in Italia trovi ottimi vini ma di cibo avete solo gli spaghetti e le lasagne...>> a questo punto il mio cervello era gia' su una nuvola in alto e il mio corpo annuiva al ritmo di un movimento ogni 10 secondi: in quel momento pensavo che l'azione che avevo fatto era degna di finire nel libro sulla storia del Branco che prima o poi Bogo scrivera', e che la dedica andava a Lastrico del quale io sono stato
solo un piccolo emulatore. A salvarmi da un ritorno a casa ad ora piu' che notturna e dalla delirante conversazione (il belga mi diceva che loro non sanno niente di noi Italiani ma tutto degli Spagnoli e quindi io gli stavo spiegando da brillo in inglese quale era la situazione italiana) ci hanno pensato i miei colleghi che mi hanno invitato ad una cena a Bruxelles durante la quale avrei consumato le due birre rimanenti e dove sarei rimasto vittima dei tre loschi individui. Dentro al tex-mex non so come, non so il perche', ma i tre infami sono riusci con un articolato gioco di frasi a farmi credere che mi avessero spostato di gruppo e che, quindi, mi dovessi trattenere qui in Belgio ancora per 4 mesi circa. In quel momento ho mangiato il Chili con carne piu' amaro che uomo abbia mai degustato. Ora voi dite: "ma come hai fatto a caderci?". A parte il fatto che non sono ancora sicuro che sia stato uno scherzo, e tremo ogni volta che mi squilla il telefono o mi arriva una e-mail dal grande capo, comunque tutte le cose che mi dicevano coincidevano ed erano basate su avvenimenti veramente successi. La prima cosa che ho detto e' stata:"Va beh, niente mondiali con gli amici", la seconda:"se lo sapevo mi evitavo la visita a bruxelles stamattina", somma alla fin fine stare qua non e' poi cosi'... no e' cosi male. ci vediamo al piu' presto.
Alla prossima...